formikaio

Il cognome della Rosa

OVERTURE
(Veduta del Torrione con voce fuori campo): Correva l’Anno Domini 1285, che nessuno sa cosa significhi, però fà scena; ci troviamo in uno sperduto monastero della Francia meridionale, dove un famoso frate francescano è stato mandato a far luce su alcuni suicidi inspiegabili e per trovare anche una frase segreta di Aristotele che sarebbe nascosta in un libro andato perduto nei dintorni del monastero.
(entrano in scena Azzo e Padre)
AZZO: Siamo arrivati finalmente, potestà.
PADRE: Ti ho detto mille volte che sono solo un francescano (gli dà un cazzotto sulla bocca dello stomaco).
AZZO: Vescovo, guardi qui, un’impronta!
PADRE: Potrebbe essere un indizio. Non sono molto bravo, comunque proverò a capire qualcosa. Mi sembra che sia una cavalla purosangue nera con una voglia bianca in testa, un’orecchia mozza, zoppa e che ha da poco dato alla luce uno stalloncino mezzosangue. E’ cavalcata da un monaco benedettino con un’unghia incarnita e che farebbe bene a lavarsi ogni tanto.
AZZO: Scusi, ma a me sembra l’orma di un sandalo. 
PADRE: Hai ragione, molto probabilmente quel deficiente del regista deve aver sbagliato copione.
AZZO: Direi che è un sandalo Nike (appare il cartello della pubblicità), il sandalo del vero francescano! Sandalo Nike, proprio una scarpa col saio!

SULLA SOGLIA
(inquadratura di una porta in legno con Azzo completo di Walkman e Padre, che bussa alla porta)
AZZO: Sa, immensità, io ho suonato per due anni al conservatorio.
PADRE: E non ti hanno aperto? Speriamo di non dover attendere tanto!
(silenzio)
PADRE: Mi dimenticavo una cosa, Azzo.
AZZO: Mi dica, imperatore.
PADRE: Sono solo un prete (gli tira un altro cazzotto).
(gli apre il direttore e li fa entrare in silenzio; si sente il suono dalle cuffie di Azzo)
IL COLLOQUIO 
(sale il direttore, vestito riccamente; scrivania coperta di bigiotteria)
DIRETTORE: Mettetevi comodi.
PADRE: Prima di tutto vorrei presentarvi il mio assistente Azzo.
DIRETTORE: Azzo? Proprio un nome del ....
PADRE: Concordo in pieno.
AZZO: Mi permettete una domanda, direttore?
DIRETTORE: Se proprio ti scappa...
AZZO: Voi predicate la povertà ma siete coperto d’oro, direttore. Come mai?
DIRETTORE: Si vede che sei giovane ed inesperto e stupido come un griceto. Vedi, io predico la povertà altrui e non la mia.
AZZO: Siete come chi predica bene e mazzola male.
DIRETTORE: E’ come dire che nella botte piccola c’è poco vino.
PADRE: O che gallina vecchia campa poco.
DIRETTORE: O che chi dorme non prende l’insonnia.
AZZO: Interessante punto di vista. (a bassa voce, rivolto verso la telecamera): Sarà, ma io non ci ho capito un Azzo.
PADRE: Ora se ci vuole spiegare il motivo della nostra venuta qui...
DIR: Dovete trovare l’origine di tutti questi suicidi e fermarla. So che siete famoso per il vostro acume.
PADRE: Senta, non so che malattia è, ma se comincia ad insultarmi spero che le esca dal culo qualcosa che neanche la scientifica sappia identificare.
DIR: Capisco. Comunque tra poco si mangia e poi troverò qualcuno che vi porti in camera.

LA CENA
(inquadrati Azzo e Padre su un tavolo di legno con due piatti davanti e un po’ d’acqua nei bicchieri dei Puffi) 
AZZO: Feudatario, dovremmo ringraziare l’Altissimo per il cibo che ci ha dato.
PADRE: Per questo schifo? Mi sembra una presa per il culo.
AZZO: Eminenza, chiamo il cuoco per farmi dire cosa contiene (e fa dei gesti).
PADRE: No, non lo voglio sapere, non avrei il coraggio di mangiarne. 
(arriva il cuoco)
AZZO: Vorremmo sapere cosa contiene questa zuppa. (il cuoco bisbiglia qualcosa all’orecchio di Azzo, che si alza e corre via; poco dopo torna)
AZZO: Mi scusi, cavaliere.
PADRE: Ti ho detto troppe volte che sono un francescano. Ora mi hai fatto veramente inkkkkkkazzare. Avrai l’onore di sperimentare la mia magia!! (Padre lancia lo Sho-Ryu-Ken e Azzo scompare; poi Padre assaggia con un dito la minestra e la scansa, schifato; poi schiocca le dita e ricompare Azzo, spettinato e con gli abiti malconci)
AZZO: Non mancherò più Padre.
PADRE: Allora vedi che non sei tanto cretino, quando ti impegni?
(la telecamera dissolve sul piatto di minestra)

LA STANZA
(rifuma su una porta chiusa con sopra il numero 17; ci sono Dir, Padre e Azzo)
DIR: Questa è la vostra stanza. L’ho scelta perchè è la migliore.
(Padre e Azzo si grattano vistosamente; si apre la porta, si accende la luce e si illumina una topaia)
PADRE: Ma questa stanza è una topaia. Non sono mica Cristo che devo dormire in una mangiatoia; e non ci sono neppure il bue e l’asinello.
DIR: Ho fatto del mio meglio.
AZZO: Ci accontenteremo, vero santità?
(Padre spinge dentro Azzo, si chiude la porta dietro e subito si sente un urlo; il direttore se ne va)

STRIPTEASE
(la stanza 17)
AZZO: Mi scusi, dovrei uscire fuori.
PADRE: Dove?
AZZO: Avrei qualcosa di impellente da fare.
PADRE: Non capisco.
AZZO (in romanaccio): Do ‘nnà ar cesso.
PADRE: Vai pure caro.
(esce Azzo e la camera lo segue giù per le scale. Si accendono le luci e attacca “You can leave your hat on”; Stripper si spoglia. Sul più bello entra il direttore)
DIR: Ecco il motivo di tanti suicidi: è normale rimanere sconvolti da uno spettacolo del genere.
STRIPPER: Ma papà, non mi riconosci? (appare la scritta “Colpo di scena”)
DIR: Vuoi dire che sei mia figlia? Oh, vieni qui, pecorella smarrita... (e fa per avvicinarsi)
AZZO: Ma lei è un prete, non dovrebbe avere figli...
DIR: E’ vero, brutta... mi volevi fregare, via al rogo; e portate via pure ‘sto cazzo, qui, Azzo. (entra Padre)
PADRE: Posso prendere la parola?
DIR: Dica pure.
PADRE: Vorrei che Azzo dicesse qualcosa a sua discolpa.
AZZO: Amici, fratelli, ora avete davanti il nemico: potete fuggire, ma prima o poi moriremo tutti, è solo una questione di quando e come. Se ve ne andate ora, tra qualche anno, agonizzanti nel vostro letto vorrete barattare tutti i vostri giorni vissuti da oggi fino ad allora per tornare qui, sul campo di battaglia e combattere. Ricordate, possono bruciare le nostre case, saccheggiare i nostri villaggi, ma non potranno mai toglierci (tadaaa!) la libertà! (applauso)
DIR: Ma questo che c’entra?
AZZO: Nulla, però è un bel discorso, vero?
(entra Boia)
BOIA: Per nulla, fa schifo. (attacca “Gimme the prize”; i due lottano e Azzo cade a terra)
PADRE: Di lui non me ne frega niente però a lei ci tengo: cosa vuole per ritrattare la sua condanna?
DIR: E’ un tentativo di corruzione?
PADRE: Si.
DIR: C’è riuscito. Voglio la frase di Aristotele. 
PADRE: L’avrà entro l’alba. (si sente un gallo cantare) Forse un po’ più tardi.

IL LIBRO
(porta; appare Padre vestito da Indiana Jones con musica di sottofondo)
AZZO: Ha sentito la musica, immensita? (frustata)
PADRE: Si, l’ho chiesta io.
AZZO: Dobbiamo cercare il libro.
PADRE: Se tu dovessi nascondere un libro dove lo metteresti?
AZZO: In un posto sicuro.
PADRE: Bella prova. Sii più preciso.
AZZO: In una libreria.
PADRE: Però, stai migliorando.
AZZO: Grazie visconte. (cazzotto)
PADRE: Allora entriamo in libreria. (aprono la porta ed entrano. Buio)
AZZO: Ci vorrebbe un po’ di luce. 
(una luce illumina una libreria con 5 libri)
AZZO: Barone, Dio è con noi.
(FUORICAMPO): Sbrighete che il contatore gira.
PADRE: Secondo te dov’è nascosto il libro? Ce ne sono troppi.
AZZO: E’ il terzo sul piano basso.
PADRE: Come hai fatto?
AZZO: Ho letto il copione.
PADRE: Ah, cAzzo!
AZZO: Si padrone?
PADRE: Era solo un’esclamazione. (apre il libro e lo esamina; poi prende un foglio, lo legge e gli dà fuoco)
AZZO: No, cosa fa, la frase segreta di Aristotele.
PADRE: Appunto: per restare segreta deve essere conosciuta da pochi. E poi era una cazzata.
AZZO: Ma così sono condannato al rogo.
PADRE: No, perchè io in realtà sono Jacopone da Todi.
AZZO: E allora?
PADRE: Nulla, però ci voleva il colpo di scena!

ADDIO
(cima torrione)
DIR: Visto che sei un bravo ragazzo ti lascio libero di andare.
(Padre e Azzo scendono le scale. Alla fine c’è Stripper. Azzo si ferma a guardarla, poi guarda Padre. Dopo un po’ di indecisione sceglie di seguire Padre)
AZZO (in falsetto): Aspetti, Padre, vengo con lei. (sfuma)

FINALE (ALLA BLUES BROTHERS)
(rifuma su un complesso: batteria, sax, chitarra, Blues Brothers)
1° FRATELLO: E allora, ragazzi, dobbiamo cantare perchè in questa storia ognuno è servito a qualcosa e ognuno, che lo voglia o no, ha bisogno di qualcuno... io, tu, loro, tutti quanti! Everybody! (attacca “Everybody need somebody”. Alla fine emergono i titoli di coda scritti sulla carta igienica e la telecamera sfuma)


by Piko & Paranoic Pictures

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