tre quarti
muore questa chiesa di pensionati
muoiono centri sociali che accendono solo fumo
e il mondo si lascia governare
dall’assolutismo dei monopoli commerciali
sono costretto a delegare la mia sete di volere
mentre una lingua lesbica e deforme mi appaga
sono docile ma il mio viso è segnato,
rigetto come abiti dismessi ogni sogno o valore
passeggio tiepido e sospeso
e mi cullo nell’attesa di cambiare
nessuno
vedo la mia ombra allontanarsi
ma ho perso il coraggio di inseguirla
riesco a stento a stare al passo coi miei pensieri
sono l’abisso e vivo nel sogno
mi nascondo nel silenzio
cerco oblio
mi distendo
sono la maschera del mio passato
ogni pensiero è un sogno di cui ho perso il ricordo
mi appartengo e mi rinnego
un sorriso
perché cercare la morte
quando si muore per uno schiaffo
quando si muore investiti
ogni strada casa ponte piazza chiesa è camera mortuaria
com’è fragile ogni mio sorriso
ogni passo è un passo in meno
guardati sfiorire
conta i petali rimasti
ogni cosa quanto più fragile è speciale
un sorriso dura una vita e un battito di ciglia
ogni amore lotta contro la sua fine
ti sorrido e mi illudo di amarti in questo oblio
non lasciarmi
o non guardarmi naufragare
carillon
ricorderai
i suoi folli gesti delicati
come una piuma si abbandona nel vento
la sua mano ti guida
istintivo la segui
ti libri e ti perdi nella grazia di un amore leggero
vivi quest’attimo e non ti accorgi
che sarà l’unica stella
ad illuminare la tua memoria
domani
rivoli di noia e di dolore
non sopporto convenzioni
mi concedo solo flussi d’incoscienza
odio rime
e costruisco con la sabbia sul mio cielo di cartone
i miei remi su mari d’oblio nella notte mia compagna
mi confondo e mi consolo
poi mi perdo
ogni legge è convenzione
rispetto
paura
indifferenza
solitudine
fiori e falene nella mia testa
perso nel paesaggio mi rivedo nello specchio degli anni
mi confondo e mi consolo
mi addormento