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Lettere a Lucilio

Un bel giorno il tempo comincia.

Un uomo indossa un’impermeabile fine e un cappello vecchio stile, un po’ consumato, prezioso. In piedi alla fermata dell’autobus, segue con lo sguardo le macchine che gli scorrono davanti lente, a volte più lente del suo stesso sguardo. Aspetta l’auto ed ha davvero poco a cui pensare, giusto qualche idea spicciola per ingannare l’attesa. Qualche goccia di pioggia scivola lungo il bell’impermeabile; l’uomo apre l’ombrello contro un cielo fumoso ed ha come l’impressione che nella sua testa si stiano esaurendo i pensieri e che resterà solo la fredda nebbiolina di ogni mattina trascorsa in piedi presso la fermata dell’autobus.

Il tempo scorre.

La casa è pulita e ordinata, si vede che è stata curata con premura e dedizione. L’aspirapolvere è a posto e i piatti fanno bella mostra dalla linda credenza. E’ finita anche la musica nello stereo e una donna si ferma un istante nel centro del salotto. Si guarda un po’ intorno, il tavolo, le sedie ben ordinate, e avverte un fortissimo pesante silenzio. Così si siede sul divano, composta, come una signorina d’altri tempi che aspetti di essere invitata a ballare e rimane una sottile sensazione di lui a vagare per la stanza. Se ne è andato da due anni ormai. La casa è vuota e pulita. Se ne è andato da due anni, la musica è finita e lei, seduta composta, aspetta ancora che la inviti a ballare.

Il tempo continua a scorrere.

Vuole davvero finire di leggere il libro stasera. Lo ha iniziato qualche mese fa, ha continuato a leggerlo tutto questo tempo nonostante la stanchezza quotidiana ed ora ha davvero voglia di finirlo. Per questo si è sbrigato a cenare e per questo ha atteso impaziente tutto il giorno il momento in cui sarebbe sprofondato in poltrona e avrebbe posato gli occhi sulle ultime fatali righe. E quel momento è finalmente giunto; il libro nelle mani, lo sguardo che rincorre le lettere….Ma improvviso arriva un suono di campanello. Chi sarà mai? con una certa irritazione. Dalla porta chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere. Il libro è rimandato a domani.

Il tempo si ostina a scorrere.

Poi un bel giorno il tempo è finito.

Che cosa abbiamo fatto nella nostra vita? Abbiamo aspettato, non abbiamo avuto tempo, ci hanno distratto. Ecco cosa abbiamo fatto. La vita non è breve, dice Seneca, siamo noi che non diamo al tempo la giusta importanza, sprecandolo come la più futile delle cose e non considerandolo il più prezioso dei nostri beni, forse l’unico dono importante concessoci dalla Natura.

“Chi mi indicherai che riconosca un valore al tempo, che apprezzi ogni giorno, che capisca che muore quotidianamente? [….]

Dunque mio Lucilio fa davvero come mi scrivi: afferra strettamente e con amore ogni ora: sarai meno schiavo del domani se avrai vissuto pienamente l’oggi”

forse ancora 1999
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Silvia

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